Agricoltura sociale: lavoro che include, relazioni che costruiscono

L’agricoltura sociale si configura come un approccio strategico allo sviluppo delle comunità. Va oltre la “funzione produttiva” e diventa un motore di inclusione, partecipazione e valorizzazione del capitale umano. Coinvolgere persone di età, storie e abilità diverse in attività agricole non significa solo contrastare l’inattività, ma costruire contesti reali in cui il lavoro manuale riacquista senso, genera competenze e rafforza l’appartenenza.

La forza di questa pratica sta nella sua dimensione concreta e trasformativa: lavorare la terra, prendersi cura delle piante o degli animali, seguire i ritmi naturali permette di strutturare le giornate, aumentare la consapevolezza di sé e sviluppare un’autonomia possibile. In questo modo, l’agricoltura sociale diventa uno strumento di empowerment, dove ogni partecipante è valorizzato come risorsa attiva per sé e per la comunità.

A Viareggio, il progetto “Colti.VI.Amo”, promosso da Fondazione Ti.Amo in collaborazione con ASeS, CIA Toscana Nord, ANP e il Comune di Viareggio, applica questi principi in modo concreto. Nell’orto della Fondazione Ti.Amo, ragazzi con disabilità intellettiva partecipano a un percorso strutturato che comprende semina, trapianto, cura delle piante, onoterapia e canto-terapia. Ogni attività è pensata per stimolare abilità, rafforzare l’autostima e favorire relazioni significative, in un ambiente accogliente, guidato da agricoltori e pensionati che condividono saperi, tempo e ascolto.

“Colti.VI.Amo” non è solo un progetto agricolo, ma un esempio concreto di come la terra possa diventare spazio educativo, relazionale e civile. Un’esperienza che restituisce centralità alla persona, e riconosce in ciascun partecipante – al di là della disabilità – un cittadino capace di contribuire al bene comune.