ASviS 2025: crisi globali, ritardi italiani. La sostenibilità resta la via obbligata per il futuro
Il Decimo Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), quest’anno dal titolo “Pace, giustizia e diritti: pilastri della sostenibilità, presentato alla Camera dei Deputati il 22 ottobre 2025 e illustrato dal direttore scientifico Enrico Giovannini, fotografa con chiarezza un mondo in affanno e un’Italia in difficoltà sul fronte dello sviluppo sostenibile. Un quadro che, come ASES – e membri dell’Alleanza, ci preoccupa e ci pone nuovi e pressanti interrogativi, al tempo stesso ci stimola a mantenere alta l’attenzione e a rafforzare l’impegno quotidiano verso un modello di progresso fondato su qualità della vita, equità e responsabilità collettiva.
Il Rapporto registra un forte arretramento rispetto agli Obiettivi dell’Agenda 2030: solo il 18% dei Target globali sarà raggiunto entro il 2030, segno che crisi multiple – conflitti, disuguaglianze, instabilità geopolitiche e cambiamenti climatici – stanno rallentando la transizione verso la sostenibilità. Nel mondo si contano 59 conflitti attivi, 50 mila vittime civili nel 2024 e una spesa militare record di 2.700 miliardi di dollari, mentre i fondi destinati allo sviluppo diminuiscono del 30% e
le persone sfollate superano i 123 milioni. L’Europa, un tempo motore della sostenibilità, mostra forti disomogeneità: migliorano energia rinnovabile, lavoro, innovazione, città sostenibili e clima, ma peggiorano disuguaglianze, ecosistemi e cooperazione internazionale. Dei 19 target europei analizzati, 11 (58%) risultano raggiungibili e 6 (32%) no, mentre crescono le contraddizioni tra gli impegni multilaterali e le scelte politiche effettive, segnate dall’aumento delle spese militari e dalla revisione al ribasso di norme ambientali e sociali. In Italia la situazione è ancora più critica: rispetto al 2010 peggiorano sei Obiettivi su 17 – povertà, acqua pulita, disuguaglianze, vita sulla Terra, pace e istituzioni, partnership – e restano fermi quattro, mentre solo sei mostrano miglioramenti limitati. L’unico vero incremento riguarda l’economia circolare, ma su 38 Target nazionali solo 11 (29%) sono raggiungibili entro il 2030 e 22 (58%) non lo saranno.

Secondo l’ASviS manca una strategia post-PNRR e una coerenza tra politiche economiche, sociali e ambientali. Giovannini sottolinea la necessità di rivedere il Piano Strutturale di Bilancio per orientarlo a investimenti sostenibili, ricordando che “la sostenibilità non è un fastidio, ma un investimento sul presente e sul futuro”. Il Rapporto, frutto del lavoro di oltre 330 organizzazioni e centinaia di esperti, analizza in quattro capitoli le cause dei ritardi e le politiche degli ultimi anni, proponendo interventi concreti per accelerare la transizione, anche alla luce del “Patto sul Futuro” dell’ONU e del progetto “Ecosistema Futuro”, che punta a costruire una governance anticipante capace di prevenire rischi e orientare le decisioni pubbliche. Le proposte si fondano su cinque leve trasformative – governance, capitale umano, finanza, cultura e partnership – da applicare a sei aree strategiche: salute, istruzione e competenze, economia inclusiva e lavoro dignitoso, sistemi alimentari sostenibili, decarbonizzazione ed energia accessibile, città rigenerate e adattate al clima, tutela dei beni comuni ambientali in attuazione degli articoli 9 e 41 della Costituzione e con l’approvazione di una legge sul clima. L’ASviS richiama inoltre la necessità di rafforzare la democrazia rappresentativa con strumenti come il voto a distanza e la Valutazione d’Impatto Generazionale per valutare gli effetti delle politiche sulle giovani generazioni. Il Rapporto sollecita una riforma complessiva della governance nazionale e la definizione urgente del Piano per l’Accelerazione Trasformativa, da integrare con la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e il PSB, fissando una roadmap precisa: revisione della SNSvS entro inizio 2026, definizione del PAT entro metà anno e approvazione di un nuovo PSB nel 2027, coerente con il Patto di Stabilità europeo. Il messaggio finale è inequivocabile: senza un cambio di passo politico, culturale e istituzionale l’Italia non potrà raggiungere gli SDGs. Per ASES, che condivide il percorso dell’Alleanza, questi dati non sono solo motivo di preoccupazione ma uno stimolo a rinnovare l’impegno concreto, a rafforzare la cultura della sostenibilità e a tradurla in azioni quotidiane, perché solo così il Paese potrà tornare su un sentiero di sviluppo capace di unire giustizia sociale, tutela ambientale e benessere collettivo.
Per chi fosse interessato ad approfondire rimandiamo al link https://asvis.it/agenda-2030/
