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Missione Senegal: ascolto, confronto e nuove prospettive per lo sviluppo rurale

Dal 24 giugno al 1° luglio 2025, il direttore di ASeS Claudio Guccinelli e il nostro agronomo Niccolò Zavattoni hanno compiuto una missione di monitoraggio in Senegal. Un viaggio intenso e ricco di significato, durante il quale sono stati visitati numerosi villaggi e realtà locali, con l’obiettivo di valutare i risultati dei progetti realizzati negli ultimi anni e di individuare, con le comunità coinvolte, nuove direzioni di crescita.

Il lavoro è partito da Dakar, dove sono stati affrontati temi centrali come l’accesso al credito per le aree rurali, in un confronto aperto con il partner di microfinanza Caurie. Il nodo dei finanziamenti si è confermato delicato: l’insostenibilità dei rimborsi rischia di compromettere iniziative che invece potrebbero fare la differenza. Parallelamente, sono stati avviati dialoghi con tecnici e operatori locali, fondamentali per rafforzare le collaborazioni già in corso e immaginare nuove sinergie, anche sul piano scientifico.

Proseguendo verso l’entroterra, le tappe hanno toccato territori dove le difficoltà quotidiane si intrecciano con l’energia di chi vuole costruire alternative. A Touly, ad esempio, l’assenza d’acqua resta un ostacolo insormontabile: i tentativi di perforazione non hanno dato esito e l’impianto Agritube, mai avviato, è stato danneggiato dalla fauna selvatica. Si è valutata la possibilità di trasferirlo presso la scuola del villaggio, dove le condizioni ambientali garantirebbero maggiore tutela ed efficienza. Anche nel villaggio a sud dell’aeroporto di Keur Moussa l’agricoltura è messa a rischio, questa volta a causa di un’espansione urbana che ha eroso terreni coltivabili senza alcun tipo di compensazione. In questo contesto, ASeS ha posto l’accento sulla necessità di coinvolgere le comunità nella difesa attiva del territorio agro-silvo-pastorale, perché la terra non sia solo fonte di reddito ma anche di identità.

La complessità delle dinamiche sociali è emersa con forza a Yade, dove sette famiglie convivono in un equilibrio fragile, segnato da tensioni. L’abbandono del campo, un tempo irrigato da un impianto solare, e la perdita di motivazione delle donne coinvolte hanno fatto emergere con chiarezza il bisogno di un accompagnamento sociale costante, fatto di presenza, supporto personalizzato e ascolto soprattutto ai giovani che hanno dimostrato interesse a continuare un percorso agricolo. Situazioni più stabili sono state osservate a Niakip, dove la disponibilità d’acqua è buona, ma la gestione organizzativa ancora debole. La comunità ha però mostrato apertura a rivedere i propri modelli, creando le premesse per futuri percorsi di sviluppo condiviso che diano continuità al progetto SB-AGROIN.

Ovunque, la forza delle donne si è confermata motore di cambiamento. A Seune Wolof, nonostante la riduzione delle superfici coltivabili, le donne trasformano prodotti agricoli mantenendo vivo lo spirito del progetto. A Keur Yakham, nel campo DerGi, un impianto di compostaggio e un sistema Agritube – realizzati grazie a un finanziamento Cariplo tramite ARCS – rappresentano una risorsa concreta, anche se non ancora pienamente valorizzata.

Non tutte le esperienze hanno però avuto esiti positivi. A Sagnafil, i raccolti persi e i conflitti interni tra uomini e donne hanno reso evidente la fragilità di alcuni contesti. Anche qui ASeS ha ribadito l’importanza di una presenza tecnica e sociale continuativa, per ricostruire fiducia e coesione. Nell’unità di trasformazione di Keur Yakham, Guccinelli e Zavattoni hanno incontrato un gruppo coeso di donne impegnate nella lavorazione dei prodotti su richiesta. La struttura, nuova e perfettamente a norma, rappresenta una risorsa importante per la comunità, ma il suo potenziale risulta ancora parzialmente inespresso a causa delle difficoltà logistiche nel raggiungere i mercati e nell’assicurare una produzione continua. Nel corso della missione non sono mancate occasioni di dialogo con istituzioni e centri di ricerca. L’incontro con Ahmadou Bamba dell’ISRA ha rilanciato la collaborazione su formazione e agricoltura sostenibile, mentre l’incontro con Green Senegal ha aperto nuove prospettive in vista del piano strategico 2026–2031, con particolare attenzione a donne, agricoltura, trasformazione e conservazione, inclusa l’adozione di celle frigorifere solari per migliorare la gestione dei prodotti alimentari.

La chiusura della missione, il 1° luglio, ha portato la delegazione a Bambay. Qui, il centro statale per disabili – moderno ma poco utilizzato – potrebbe diventare luogo di sperimentazione per progetti di agricoltura sociale, in sinergia con il Ministero della Salute e l’ISRA. Poco distante, nel campo comunitario di Bambay Serere, una cinquantina di beneficiari coltivano ortaggi, ma il pozzo esistente non è più sufficiente. ASeS ha presentato una proposta di finanziamento ai fondi Otto per Mille Valdesi per la realizzazione di un nuovo impianto.

La missione ha restituito una visione complessa ma lucida: accanto a esperienze virtuose e comunità attive, permangono criticità che richiedono tempo, pazienza e competenza. ASeS ha ribadito l’impegno a lavorare insieme alle comunità locali, valorizzando le esperienze positive, intervenendo dove servono miglioramenti e sostenendo un modello di sviluppo agricolo partecipato, sostenibile e inclusivo.

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